martedì 17 novembre 2015

Torino che bella!!


Da quando vivo a Locarno, e vado a fare visita ad una grande città, ho sempre un po' la sindrome del Topo di campagna che va in città, tutto mi stupisce e mi affascina.

Dopo sette anni sono tornata a farmi un giro a Torino.

Che bella, piena di vita di bellissime vie e piazze. Come mi mancano le luci della città. Gli artisti di strada che fanno le loro performance nei contesti della città storica, tutta pedonale (forse nei fine settimana come a Bologna? ma pur sempre da godersi a piedi). Bellissimo anche il Museo egizio, che ha un allestimento che ti permette davvero di entrare nella civiltà millenaria e apprezzarne gli stili differenti, a seconda delle differenti età storiche.


E ancora il Museo del cinema, sarei rimasta ore a guardarmi i bellissimi film del neorealismo, che purtroppo difficilmente si ha occasione di poter rivedere.


Che dire poi delle trattorie e osterie in cui si mangia ancora secondo la tradizione, segnalo la Taverna fiorentina (Via Palazzo Di Citta', 6) dove abbiamo mangiato dei buonissimi gnocchi di zucca.



















di Cristina Radi

Ladri di raggi di sole

In questi giorni uno dopo l'altro soleggiati e insolitamente caldi per essere metà novembre, riflettevo sulla precarietà della nostra condizione e dopo i fatti di Parigi, ancora di più la vita di ognuno sembra proprio appesa ad un filo. Si gode dei giorni di sole come dei brevi momenti di felicità, sapendo che prima o poi ci sarà anche il freddo, l'inverno. Ladri di raggi di sole, consapevoli di rubare una felicità forse effimera ma reale, forse poco duratura, ma di cosa è fatta la vita se non di brevi momenti di sole, inframezzati dalle tempeste?

Che bello il Lago Maggiore con i colori dell'autunno e rischiarato dal sole di novembre




di Cristina Radi

martedì 10 novembre 2015

Inside out - Pixar ancora una volta il coraggio della genialità

Nell'oramai lontano 2000 ero con le mie socie di Pepita Promoters, l'ufficio stampa di una delle prime edizioni del Future Film Festival di Bologna, dedicato al cinema di animazione. Ricordo che avevamo come guest star, uno dei manager dell'animazione, ai vertici della Pixar animation, Dylan Brown. Al posto del vecchio manager consumato che ci aspettavamo, arriva con la valigia al nostro desk un ragazzotto molto americano con cappellino da baseball in testa e scarpe da tennis ai piedi: era lui, era Dylan Brown. Credo che all'epoca avesse forse 26 anni e che fosse già top manager di una delle aziende di animazione più importanti del mondo. Ci spiegò che fin da ragazzino era stato un grande appassionato di videogiochi (stiamo parlando degli anni '80) e la sua passione lo aveva portato a quel lavoro, che faceva con grande passione e divertimento.

In quell'occasione Dylan veniva a Bologna a presentare Toy story.


Allora mi convinsi e anche adesso lo sono, che molti dei successi della Pixar siano proprio dettati dalla passione e da un'abbondante dose di coraggio e di follia. Solo così si può spiegare il grande successo di Shrek, che aveva come protagonista non i soliti reali sfortunati, ma addirittura un orco verde brutto, misantropo ed insicuro di sé, un ciuco parlante, uno degli animali più bistrattati della storia e una principessa che alla fine diventa anche lei orchessa. Il tutto condito con una splendida colonna sonora ed un'ironia unica, apprezzatissima anche dagli adulti.

Forse si sarà capito senza doverlo proprio confessare apertamente, che anch'io amo molto i cartoni animati e li guardo volentieri con i miei figli, se ben pensati e ben disegnati, un'accoppiata non sempre facile (tra quelli giapponesi spesso trovo ciò che cerco, anche da proporre alla family).
Ecco perché non ho potuto che apprezzare moltissimo Inside out, un altro colpo di genio messo a punto dalla Pixar.

Al centro del film i sentimenti. No, non è un romanzo d'amore, proprio i sentimenti sono i protagonisti: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto.

In tempi non ancora sospetti le maestre di mio figlio, le mitiche Paole + Antonella, alla scuola materna Betti di Bologna, proponevano ai bambini dei lavori affinché potessero riconoscere dentro di loro, i sentimenti, soprattutto quelli più difficili da dominare. Mi ricordo che un giorno Martino portò a casa "La scatola della paura", fatta con una scatola di scarpe, tutta rossa, dentro aveva messo le cose che lo spaventavano.

Ecco Inside out parla ai bambini, ma anche ai grandi, per mostrare loro come dentro ognuno di noi, ci siano sentimenti contrastanti che a volte ci fanno stare male. E che nei momenti difficili non è bene che ci sia sempre la Gioia al comando, perché spesso sono proprio le crisi che ci fanno crescere.

Geniale anche la rappresentazione del subconscio, dei sogni e anche di alcuni dettagli come quelle canzoncine stupide che certe volte non riusciamo a smettere di canticchiarci nella testa, frutto di dispettosi addetti ai lavori!!

lunedì 9 novembre 2015

Eva dorme di Francesca Melandri

Oggi voglio scrivere di un libro che ho letto diversi mesi fa ma che mi torna spesso in mente. Si tratta di Eva dorme della scrittrice Francesca Melandri, al suo primo libro, edito da Mondadori.
Melandri ha una lunga carriera di sceneggiatrice e questo forse l'ha aiutata a scrivere una grande storia anche di sentimenti.

Francesca Melandri e la cover del libro Eva dorme
Mi piace sempre molto quando prima di dormire leggo (è il MIO momento della giornata) e oltre ad una bella storia che mi prende, imparo anche cose nuove.
Da italiana nata negli anni '70, si è parlato spesso in casa degli attentati e disordini che ci sono stati in passato in Alto Adige, ma sinceramente conoscevo ben poco della storia sudtirolese.
Dopo Eva dorme qualcosa in più so e questo credo sia già un buon risultato per un libro. Tutta la storia passa attraverso la vita di due donne, una madre e una figlia, Gerda ed Eva, la prima che deve da sola resistere a tutte le intemperie della vita, partendo dal nulla e diventando una grande cuoca, ma a durissimo prezzo. L'altra, la figlia, con una vita certo più semplice grazie ai sacrifici della madre, ma anch'essa segnata dalle assenze, soprattutto della figura paterna.
Personaggio fra i personaggi anche la Storia, come sempre accade nei grandi romanzi storici, la storia dell'Alto Adige e di un popolo, italiano suo malgrado, che con l'Italia non aveva niente in comune e che si è conquistato un suo status speciale, prima con le bombe, foriere solo di repressione, poi con la pacificazione grazie al solito cervello sottile di una grande personalità politica, Silvius Magnago, artefice con la collaborazione di Aldo Moro, del Trentino Alto Adige di oggi, funzionante, bello, pulito, ricco ma in cui italiani e sudtirolesi sono ancora due etnie a sé. Se non si conoscono i fatti storici, ci si stupisce sempre quando si va in vacanza in provincia di Bolzano, di come la maggior parte della popolazione, non conosca e non capisca l'italiano pur essendo italiani a tutti gli effetti. Bellissima la figura di Vito, carabiniere calabrese in missione in Alto Adige, che sembra essere l'unico uomo a dare il giusto valore a Gerda. Un amore grande, che sembra far trovare per un attimo stabilità a madre e figlia e ridare a Gerda, fiducia nella figura maschile. Eppure anche Vito alla fine molla, molla Gerda, molla Eva, molla l'Alto Adige, deludendo noi tutte lettrici femminili. Molla perché la condizione di Eva e dell'Alto Adige è alla fine troppo pesante anche per lui. Vorrebbe poter conservare un legame anche sottile con Gerda ed Eva, ma lei è dura come la roccia delle Alpi, deve esserlo altrimenti non avrebbe tenuto Eva, né sarebbe diventata una cuoca eccellente.
A Eva però rimane per sempre questo buco, questo vuoto che Vito aveva per un attimo colmato e la relazione a metà che ha con un uomo sposato, sta lì a dimostrarlo.
La fine è di una dolcezza straziante, non mi vergogno di dire che ho pianto e mi sono anche arrabbiata con Gerda, che non aveva permesso almeno a sua figlia di avere un legame con l'unico padre, che avrebbe potuto mai avere. Il bello o il brutto dei bei libri è che ci si affeziona ai personaggi e quando finisce il libro che hai divorato, è un po' come salutare dei parenti che partono per un posto lontano.

Anche l'altro libro di Melandri, Più alto del mare, è proprio bello, sulla condizione dei parenti dei detenuti. Ma Eva dorme, ti entra dentro e lì rimane.

Grazie Francesca Melandri


di Cristina Radi

Scrittori e scrittrici ticinesi: I giorni del delfino di Monica Piffaretti



Mamma, cosa posso leggere?

Eva dorme di Francesca Melandri

Home di Daniela Toti

Nostalgia di Ermanno Rea

Persepolis di Marjane Satrapi

Coraline + Coraline, il film e il libro: quando la perfezione nasconde l'indicibile

Il cielo degli orsi della Compagnia Teatro Giocovita di Piacenza - Minispettacoli

Giovedì mattina vado alla Farmacia Verbano di Tenero a comprare i biglietti in prevendita per me e per mia figlia Anita, per lo spettacolo che apre la rassegna dei Minispettacoli , Il cielo degli orsi di una compagnia che conosco e di cui ho sempre apprezzato le produzioni, Giocovita di Piacenza.
Lo spettacolo sarà la domenica pomeriggio, naturalmente sabato mattina Anita ha la febbre e addio spettacolo.


Provo a chiedere di accompagnarmi al mio figlio più grande Martino, di 11 anni, ma in piena ribellione preadolescenziale, oramai non vuole più venire a teatro. Così tento con il piccoletto, Michele di 2 anni. È già un ometto, molto calmo e posato e ha già una bella capacità di concentrazione. La fortuna è dalla mia, si addormenta nella tarda mattinata e così risolvo il problema della nanna dopo pranzo, visto che lo spettacolo è alle tre.
Partiamo quindi alla volta del Teatro di Tenero, con il piccoletto dietro nel suo seggiolino, un po' perplesso, visto che è la sua prima volta a teatro e non sa neanche cosa sia un teatro.
Fatico un po' a trovare parcheggio, poi di corsa entriamo con i biglietti in mano, seduti sulle poltroncine rosse, mi prendo Michi in braccio e in breve inizia lo spettacolo.
Michele è rapito per tutto il tempo, ogni tanto fa dei commenti: è la prova che lo spettacolo funziona. I bambini sono i critici più feroci, se si annoiano e chiacchierano, gli attori devono subito intuire che lo spettacolo non va.



Il cielo degli orsi è a cavallo fra teatro d'attore, danza e teatro delle ombre. Gli attori sono bravi interpreti, danzatori con notevoli capacità acrobatiche, e soprattutto la storia è raccontata con effetti di ombre cinesi molto belli e con gli oggetti scenici a vista. Ormai è una tendenza diffusa quella di mostrare i trucchi del mestiere, soprattutto nel teatro delle ombre, e credo che sia una scelta educativa anche per i bambini, che così comprendono meglio il lavoro e gli effetti, che ci sono dietro uno spettacolo. Bella anche la scenografia, anch'essa trasformata sotto gli occhi dei piccoli spettatori.

Insomma uno spettacolo completo e ben realizzato, che vale la pena far vedere ai propri cuccioli d'orso.

di Cristina Radi

venerdì 6 novembre 2015

Elogio della carta pensata

Oggi volevo condividere il mio apprezzamento su certi tipi di testate giornalistiche di approfondimento, che in Italia purtroppo stanno scomparendo per motivi economici, credo, ma che in Ticino ancora resistono, anche se si ventilavano tagli anche qui.
Qui si va dal quotidiano localissimo, a certe testate che invece ti aprono davvero delle finestre sul mondo.

Vorrei scrivere della Rete Due della RSI e del settimanale della Migros, Azione.

Amo molto quando ascoltando la radio o leggendo un articolo, imparo cose nuove. Non parlo di semplici notizie di cronaca, è molto importante anche essere informati, ma il conoscere e l'imparare è un'altra cosa.


Mi piace moltissimo quando viene fatto un lavoro di approfondimento su un argomento magari anche lontanissimo dai miei interessi o dalla mia situazione, ma che mi permette di provare a comprendere l'altro da me.

In questo senso non posso che apprezzare molto il lavoro dei giornalisti della Rete Due della RSI, che fanno quotidianamente un lavoro di grande spessore culturale. Mentre sono in macchina, mi capita di ascoltare alcune trasmissioni in certe fasce orarie, concomitanti con i miei quotidiani spostamenti.

È il caso della trasmissione mattutina "In altre parole": ogni settimana per 5 giorni brevissime interviste ad un personaggio con un background differente. Alla fine della settimana quasi ti affezioni alla voce di Cristina Castrillo, Giorgio Noseda, Davide Sapienza, aspettando il personaggio della settimana successiva.

Oppure "La rivista", che periodicamente propone attraverso la voce di chi la fa, la presentazione di una rivista culturale, non sempre di lingua italiana. Oggi per esempio c'era al microfono il direttore di Segno cinema. Si spazia così dalla poesia, alla letteratura, al teatro, al cinema, all'arte, numero dopo numero.

E come non menzionare "Geronimo" anche questo dedicato a volte all'arte, alla filosofia, alla letteratura ecc.

Grandissimo spazio alla musica, soprattutto classica. All'inizio mi pesava un po', non essendo purtroppo una conoscitrice del genere. In realtà se spiegata con pazienza e attenzione come fanno a Sheherazade , adesso comincio anch'io ad apprezzare di più certe cose.

Diverse i programmi per gli appuntamenti culturali della settimana in tutto il Ticino e oltre fino a Milano ed interviste a chi la cultura la fa o la maneggia, come in "Domani è un altro giorno" o "I capricci di Nicolò", che però purtroppo riesco ad ascoltare poco perché in fasce orarie che dedico alla famiglia.

Anche Laser ha sempre argomenti molto molto interessanti, ma anche ho avuto occasione di ascoltarla per intero poche volte rispetto a quanto avrei voluto. Bellissime le due puntate sulla mitica Compagnia della Fortezza di Volterra, diretta da Armando Punzo.
Apprezzo sempre anche il radiogiornale, che mescola la cronaca svizzera con l'estero.

Più o meno per gli stesso motivi leggo con piacere, sacrificando il mio sonno notturno, la rivista settimanale Azione, house organ della Migros, e perciò ancora più stupefacente la sua alta qualità culturale e giornalistica. Non si tratta infatti del solito giornale leggero di proposte commerciali, ma è un vero e proprio susseguirsi di inchieste giornaliste, approfondimenti politici su Paesi anche molto lontani da noi e recensioni e segnalazioni culturali, a firma di diversi giornalisti che guarda caso collaborano anche alla Rete due della RSI.

di Cristina Radi

Il LAC di Lugano

Grande clamore in Ticino per l'apertura del LAC, l'importante centro culturale che è stato inaugurato in settembre a Lugano. Molti anni ci sono voluti per la realizzazione di questo importante polo culturale, ma ne valeva la pena.
Non sono andata all'inaugurazione di cui ho letto esserci state file da EXPO, ma ho colto l'occasione di una visita dei miei genitori per accompagnarli a fare un giretto a Lugano.


Devo ammettere che mi è piaciuto tutto di quello che ho visto, finalmente un'architettura moderna che non stona con il resto del contesto, con il lago, con altri edifici storici, ma anzi è integrato e con essi dialoga.

Mi è piaciuta l'esposizione con cui si è scelto di aprire il museo con opere di grandi maestri e anche l'orginale lavoro Anthony McCall, che scolpisce con luci e ombre, a cavallo fra arte visiva e video. 
Sicuramente l'immagine della fragilità e della determinazione dell'Uomo che cammina di Giacometti, posta di fronte allo scenario del lago di Lugano, è a dir poco emozionante. Ci si immedesima in quell'opera e allo stesso tempo si solidarizza con la sua condizione. 


Purtroppo non ho potuto visitare la sala teatrale, ci saranno certo altre occasioni.
Bella anche la selezione dei libri del piccolo bookshop, soprattutto ho apprezzato la parte della letteratura per i bambini, con un occhio attento alle illustrazioni, oltre che ai testi. Mi sono portata a casa per i miei figli Zoo, illustrato e scritto da Bruno Munari e le fiabe illustrate da Fabian Negrin.
Ciliegina sulla torta, arrivare al LAC è molto comodo e anche il parcheggio nel suo Autosilo è davvero ben pensato.

di Cristina Radi

giovedì 5 novembre 2015

Egitto in mostra a Bologna al Museo Archeologico

Durante le vacanze autunnali ho trascorso una settimana a Bologna, dove ho ancora la mia casa oltre che il mio cuore, nella mia amata e bistrattata Piazza Verdi.

Un pomeriggio ho trascinato tutta la famiglia - tre bambini, due nonni e una zia- a visitare la mostra sull'Egitto, ospitata fino a luglio 2016 al Museo Archeologico.

Il percorso e l'allestimento della mostra mi sono sembrati davvero molto interessanti con note di spiegazione esaurienti e alcuni bellissimi pezzi in mostra, soprattutto le sculture e le stele in pietra.



Essendo però molta parte della mostra di provenienza dello stesso Museo Archeologico, molti dei pezzi erano già visti. Persino i bambini si ricordavano di quel sarcofago, di quella mummia. Devo dire che prima che l'amministrazione comunale decidesse di ripristinare il biglietto a pagamento dell'entrata, abbiamo trascorso svariati pomeriggi domenicali piovosi fra le mummie del Museo.


Sinceramente pagare biglietti ridotti di 11 euro anche per i bambini e per gli anziani, per una mostra con tanti pezzi appartenenti alla collezione permanente del museo, mi è sembrato un po' pretenzioso.

Bello comunque il fatto che nel prezzo del biglietto ci fosse anche la possibilità di avere l'audioguida con spiegazioni adatte anche per i bambini.

di Cristina Radi



martedì 3 novembre 2015

Felice Filippini in mostra alla Pinacoteca Casa Rusca a Locarno


Fino al 10 gennaio è possibile visitare la mostra di Felice Filippini alla Pinacoteca Casa Rusca di Locarno.
Dopo molte insistenze di mia madre, che l'aveva visitata qualche giorno prima e reduce dalla lezione di yoga, in tuta e borsa da ginnastica, vado a Casa Rusca a vedermi la mostra di questo artista ticinese a me sconosciuto.
Devo ammettere che dell'arte e degli artisti del Ticino conosco pochissimo, ma giuro che sto provando a mettermi in pari.
Comunque Filippini è di sicuro un uomo poliedrico, scrittore, giornalista culturale alla RSI per molti anni, affianca la pittura a tutte le sue varie attività, attraversando diversi stili nel corso degli anni. Mi hanno molto impressionato le tele dai colori sgargianti, soprattutto musicisti e ballerine; e le scene familiari in cui mi sono rispecchiata.


Belli anche gli effetti di dissoluzione della materia di certi dipinti. In alcune tele le figure sembrano quasi sciogliersi ed è come se fosse il colore soltanto deputato a mantenere la forma in quanto tale, come nelle varie tele del Cristo crocefisso.

di Cristina Radi



lunedì 2 novembre 2015

Gianluca Costantini al Festival dei diritti umani di Lugano

Babysitter prenotata, macchina sotto il diluvio, destinazione Lugano alla vernice della mostra di Gianluca Costantini, conoscenza di vecchia data nonché apprezzatissimo artista ravennate.





Ho lavorato con Gianluca ed Elettra Stamboulis dell'Associazione Mirada di Ravenna in tante occasioni e devo ringraziarli per avermi fatto conoscere quando non erano ancora conosciuti ai più, artisti della grafic novel del calibro di Joe Sacco e Marjan Satrapi. In questi anni ho sempre apprezzato molto il tratto di Gianluca e il valore politico e pubblico del suo disegno, che oltre ad essere artisticamente di altissimo livello, costringe chi guarda ad una riflessione più ampia. Osservando il suo lavoro ci si sente in una community globale, dove quello che succede dall'altra parte del mondo, non mi è estraneo, anch'io ne sono parte.

Gianluca Costantini al vernissage della sua mostra luganese 
La mostra di Lugano che ha aperto il Festival dei diritti umani era una piccola ma significativa antologica del lavoro di Costantini. Belle come sempre le sue donne arabe e sempre delicati ma allo stesso tempo molto forti, i disegni sulle vittime innocenti delle guerre come "This shoe was not red": una scarpina da bimba macchiata di rosso sospesa su una mano, contesto Gaza.

Le sue tavole riescono ad aprire dei mondi con pochi e veloci tratti.

di Cristina Radi


Perchè ho aperto un blog?

Da qualche anno vivo a Locarno in Ticino nella Svizzera italiana, trasferita da Bologna con la famiglia per seguire il lavoro di mio marito. Per lavoro e passione seguo eventi culturali in Ticino e in Italia, da qui l'idea de Losguardoltreilconfine, uno sguardo senza frontiere e trasversale fra le arti.


Il blog nasce principalmente dalla mia voglia di essere spettatrice attiva, per stimolare la curiosità di chi legge e condividere con altri curiosi come me impressioni e riflessioni. Non un lavoro di critica, ma solo di condivisione culturale, messa in rete di alcuni pensieri personali con chi sente come arricchimento personale, assistere al lavoro artistico, conoscendone almeno in parte le difficoltà dell'ideazione, della creazione e della realizzazione.

In questa avventura ho coinvolto anche Rossella Gibellini, laureata in filosofia all'Università di Bologna ma con una tesi in cinema e letteralmente adoratrice di François Truffaut, che scrive soprattutto di cinema con film in sala oppure vecchi film che vale la pensa rivedersi, e Gianluca Costantini autore, disegnatore, artista-attivista e anche lui blogger di vecchia data, che ci aiuta nella parte più artistica e di diffusione del blog. Ci affianca anche Augusto Orsi, giornalista free lance, di grande cultura, esperto di cinema e arte.



Un blog che naviga con vento in poppa fra le arti e in cui non si dia priorità all’elemento novità, cioè l’essere ora in libreria o nelle sale cinematografiche, è importante per noi rimettere in circolo anche testi, film del passato. Noi che scriviamo, siamo il metro assolutamente soggettivo di ciò che ci piace e a cui perciò torniamo a dare valore, scrivendone.

Il blog, che per sua natura è breve e veloce non si mette limiti di genere né di temporalità, e in maniera spensierata può suggerire anche mercatini tradizionali o gite in un posto particolarmente bello del Ticino o altrove. E così spettacoli dal vivo oltre confine, che chissà forse in un futuro non remoto potranno essere visti anche in Ticino.

Si vuole però innanzitutto privilegiare la cultura di lingua italiana del Ticino, minoranza linguistica della Svizzera, per questo soprattutto ci piace andare alla scoperta dei tantissimi autori, artisti visivi e dello spettacolo dal vivo, registi del Ticino. Passati e presenti.



ritratto di Cristina Radi, realizzato da Gianluca Costantini


Il blog è un mezzo molto democratico in cui tutti gli eventi hanno la stessa rilevanza con post dalla lunghezza più o meno simile. Alla base proprio l’idea di andare a scoprire anche ciò che sembra avere minore rilevanza, che non ha la copertura mediatica dei grandi eventi. Immergerci in generi ancora un po’ sottovalutati come la graphic novel o i cortometraggi, dando valore a piccoli eventi frutto però di grande lavoro.

Nel caso di eventi di lunga durata come alcune mostre, il blog dà la possibilità di riproporre dei post e modificarli, aggiornarli anche in tempo reale. Scambiando impressioni con l’artista e con gli spettatori, diventando cuscinetto fra chi produce e chi fruisce.

Per, estendere lo sguardo sempre più e in maniera più frequente anche su quello che accade nelle aree del Sottoceneri, siamo sempre aperti a nuove future collaborazioni con altri “curiosi”.

...ancora qualcosa su di me




Questa foto è stata scattata nel 2000 quando ero ufficio stampa del Future Film Festival, dedicato al cinema di animazione a Bologna, qui sono con le mie ex colleghe dell'agenzia Pepita Promoters (a destra Rossella Gibellini, a sx Anna Maria Manera) e il maestro Osvaldo Cavandoli, disegnatore della mitica Linea.
Con l'agenzia che avevo a Bologna, Pepita Promoters, ho seguito per molti anni come ufficio stampa Volterrateatro in Toscana, uno dei festival di teatro più importanti e innovativi nel panorama europeo, con la direzione artistica del visionario Armando Punzo, regista della Compagnia della Fortezza, formata da attori detenuti.
Nel corso degli ultimi 15 anni mi sono poi occupata di eventi e festival culturali che toccavano gli ambiti più diversi, come Ammutinamenti, danza contemporanea o Komikazen, graphic novel e fumetto di realtà, o Gender Bender, festival culturale che si occupa dell'identità di genere.

Ho curato il rapporto con la stampa per mostre d'arte contemporanea e concerti di musica di ogni tipo. Per lavoro ho conosciuto artisti e professionisti di tanti settori diversi, apprezzandone le specificità e imparando pian piano a capirne le esigenze.

di Cristina Radi