martedì 31 gennaio 2017

Semplicemente Monet, il pittore che seppe toccare l’intangibile

La Fondazione Beyeler di Basilea (Riehen) festeggia il suo ventesimo anniversario con una grande mostra dedicata a Claude Monet, fino a maggio  si possono ammirare sessantadue capolavori del grande maestro dell’Impressionismo: paesaggi mediterranei, ninfee, cattedrali, la Senna dipinta in tutte le stagioni e i ponti avvolti dalla nebbia. Luci e colori che inondano le sale del museo grazie alla maestria del grande pittore francese.



Ho visitato l’esposizione e sono stato incantato dai colori e dalla luce. I quadri del Maestro di Giverny richiedono tempo e soprattutto riflessione. Già dai primi giorni l’affluenza è notevole. Monet per la sua rinomanza e Beyler per l’importanza delle mostre, che presenta attirano sempre molti visitatori
Le opere in mostra nelle 6 sale del complesso espositivo ideato 20 anni fa dall’architetto Renzo Piano, provengono dalla collezione della Fondazione Beyeler e dai maggiori musei del mondo. Quindici dipinti provengono da collezioni private e sono stati raramente esposti.


Il percorso espositivo inizia con una sala dedicata ai dipinti che raffigurano La Senna e le sue innumerevoli e variegate interpretazioni, si prosegue con la sala dedicata agli alberi: le loro forme e le loro ombre proiettate sono sempre ricorrenti nei dipinti dell’artista. Diverse tele riproducono le coste della Normandia e l'isola Belle-Île con le suggestioni magiche di luce sul mare, per il quale l’artista andava pazzo.

di Augusto Orsi

Fondation Beyeler, Beyeler Museum AG, 
Baselstrasse 77, CH-4125 Riehen

fino al 28 maggio 2017
Orari d’apertura tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00.
Mercoledì fino alle 20.00


Artcity a Bologna, il fringe di Arte Fiera

In concomitanza con Arte Fiera di Bologna (27-30 gennaio 2017) si svolge da qualche anno Art City ovvero l’arte si sposta in città e per un week end è tutto un’inaugurazione, una performance artistica e tante tante tante… mostre. Come tutti gli anni io e le mie amiche, armate di cartina (creata appositamente la ART CITY MAP) ci avventuriamo alla scoperta delle mostreoff. Ci troviamo nel pomeriggio verso le 17, prepariamo il piano d’attacco e poi via e testa bassa alla ricerca dei luoghi d’arte temporary.

 Mostra Sequela - Opera di Julia Krahn
ex Chiesa di San Mattia
 Quest’anno ci sono piaciuti soprattutto i luoghi prescelti, che da location si sono trasformati in veri percorsi artistici. Come nel caso dell'ex negozio Gavina (in pieno centro in via Altabella) progettato da Carlo Scarpa valorizzato grazie ad un intervento site-specific ideato e realizzato dal duo di giovani artiste Calori & Maillard. Lo spazio dell'ex negozio Gavina, uno dei pochi esempi di architettura di Scarpa sul territorio bolognese, è denso di una narrazione che intreccia l'architettura moderna, la recente storia italiana e la memoria collettiva della città di Bologna. È stato infatti progettato dall'architetto Carlo Scarpa tra il 1961 e il 1963, su commissione di Dino Gavina, come show room delle sue creazioni, per poi successivamente divenire sede di un negozio di giocattoli artigianali. All’interno del negozio una sorprendente scoperta, una vasca con tanto di monetine sul fondo coperta per anni dalla libreria del negozio.

vasca presente all'interno dell'ex negozio Gavina
Proseguiamo a passo veloce e ci dirigiamo all’ex atelier Corradi in via Rizzoli 7, dove dal balcone si possono quasi toccare le due torri. Lo storico atelier è rimasto come negli anni ‘50, nulla è stato cambiato dalle poltroncine ai camerini spogliatoio al lungo tavolo con cassetti, dove si tagliavano le stoffe per creare i modelli più esclusivi per le signore di Bologna. La mostra all’interno ha per titolo L’ instabilità degli oggetti una collettiva che dialoga, attraverso quadri-tappezzeria e fotografie in bianco e nero, perfettamente con lo spazio d’antan.
Intanto sono arrivate le 19 e Bologna si anima sempre più di persone curiose che passeggiano per le vie con la cartina di Art City in mano…
Noi ci dirigiamo verso l’ex Chiesa di San Mattia (in via s. Isaia), una chiesa barocca ancora stupendamente affrescata e che ospita fino al 12 febbraio Sequela, la mostra di arte contemporanea che mi ha veramente emozionato anche grazie al giovane curatore Leonardo Regano, che ci ha seguito passo passo mentre visitavamo la mostra e ce l’ha illustrata con molta passione. Sequela è un progetto che nasce come riflessione laica sul senso del sacro nella vita contemporanea e su come il rapporto con la spiritualità venga oggi vissuto e raccontato dalle arti visive. Il titolo scelto, di derivazione evangelica, è proposto in riferimento al testo di Bonhöffer (1937), riprendendo dal pensiero del teologo tedesco la necessità di un approccio alla religione meno dogmatico e più aderente alla rivelazione biblica. Tre generazioni d’artisti ci raccontano il loro approccio alla spiritualità, in un viaggio verso il proprio personale sacro. Protagonisti di Sequela sono: Elizabeth Aro, Davide Benati, Mariella Bettineschi, Letizia Cariello, Maria Cristina Carlini, Daniela Comani, Giulia Dall’Olio, Francesco Diluca, Domenico Grenci, Gencay Kasapçi, Julia Krahn, Maria Lai, Maurizio Osti, Elisabeth Scherffig, Fausta Squatriti, Bill Viola.

installazione di Julia Krahn
D’impatto ed emozione le opere esposte, come la notte stellata ricamata dalla grande Maria Lai, che al posto della cometa mette una spiga di grano e come i video di grande effetto visivo di un’artista di fama mondiale come Bill Viola. Ma è l’opera della tedesca Julia Krahn a colpirmi. L’artista ha coperto le finestre enormi della chiesa con le coperte, color oro, che si usano per proteggersi dall’ipotermia e che vediamo quotidianamente in televisione e sulle foto nei giornali, perché sono quelle che si usano per avvolgere i migranti, uomini, donne e bambini, appena sbarcati dalla barca o gommone per proteggerli dal freddo. L’effetto è straniante l’oro delle coperte luccica alla luce fioca, con cui è illuminata la chiesa. Da lontano sembra un bellissimo gioco di luce poi ti avvicini e sotto le finestre coperte dai teli vedi, in una cornice ovale, una piccola immagine, è una donna, è una mamma, è una madonna con in braccio solo il telo color oro ma dentro il bambino non c’è. Disseminate qua e là delle piccole barchette realizzate dall’artista sempre con il materiale delle coperte. Il tutto accompagnato da una ninna nanna molto malinconica del 1300 in tedesco in cui si racconta che il papà è in guerra, la mamma è in un paese che sta bruciano…e il maggiolino non sa dove volare…

di Rossella Gibellini

guarda la galleria fotografica


domenica 29 gennaio 2017

Home, un'africana bianca di Daniela Toti

Conosco Daniela Toti, oggi Daniela Toti Pellizzari dagli anni settanta, direi da una vita. La nostra amicizia, ora, in gran parte virtuale, fatta di stima e di ammirazione reciproca, è tenace e profonda. Lei sa che io ci sono come io so che lei c’è e ciò ci basta. Non potevo, dopo aver letto HOME, il suo libro autobiografico (mi auguro che non sia l’unico) con piacere e coinvolgimento e avendo deciso di farle alcune domande per saperne del come e quando di Home, usare il lei, che in questo caso sarebbe stato totalmente fuori posto e artificiale!
Uso il tu come l’ho sempre fatto, dai tempi di via Abuna Selam Kessetié Berhan a Gaggiret (Asmara), quando lei in veste di valente pallavolista delle Walkirie (un sestetto imbattibile) frequentava il Collegio La Salle di Asmara.


Daniela, ho letto con curiosità, interesse e crescente coinvolgimento, la tua autobiografia. Ti dico brava non perché siamo amici, ma perché lo penso e lo meriti. Nel tuo Home sei riuscita a darci uno spaccato, a parer mio, completo della tua vita e dei diversi luoghi nei quali sei vissuta. Quello che ho apprezzato di più in questa Home, presentato specificatamente nel significato anglosassone della parola, è il fatto che ci sia tutta la tua famiglia compartecipe di ogni momento della tua vita e l’Africa, quella del quotidiano. Sui contenuti non mi dilungo, ma dico che Home è un libro da leggere per i valori umani, fortunatamente ancora oggi validi che i tuoi ti hanno inculcato, che tu hai praticato con impegno e costanza. Sei vissuta in ben cinque paesi extraeuropei: dall’Eritrea, all’Etiopia, alla Rhodesia del Nord (oggi Zimbabwe), allo Zambia, dall’Arabia Saudita, alla Liberia. Pur amando quei luoghi che ti hanno forgiato la vita, dove sei stata felice e dove forse ti sarebbe piaciuto vivere per sempre, sei restata italiana.
Per la forma, penso che le spiegazioni storiche, geografiche e di costume pur utili, rompono un tantino il filo della narrazione e diminuiscono il piacere di seguire le tue vicende personali. Inoltre, ma soltanto “en passant”, mi permetto di scriverlo, il libro avrebbe bisogno di un lavoro redazionale più accurato. Non mi dilungo sugli aspetti tecnici. Di questi si potrebbe discutere.
Ora, per favore, dimmi il perché, il come e il quando di Home, in modo che i tuoi futuri lettori lo possano apprezzare di più.

Con stima Augusto Orsi, un amico di vecchissima data. Ecco il perché, il come e il quando. Il perché

Daniela Toti
Il motivo principale è stato perché mi sono resa conto che man mano che quelli delle generazioni che ci hanno preceduti volano in cielo, viene sempre meno la memoria storica del passato. Il tempo corre così in fretta che avvenimenti di 100 anni fa, come le guerre coloniali, stanno incredibilmente cadendo nell’oblio. Ma io vorrei che i miei figli e i miei nipoti possano sapere del perché i loro genitori siano nati ad Asmara, pur essendo italiani e di famiglie italiane. Possano conoscere la famiglia delle loro mamme, il loro nonno che non hanno avuto la possibilità di conoscere, perché è mancato quando loro erano solo scritti nelle stelle. Poi ci sono stati gli amici incontrati lungo il percorso post Eritrea/Etiopia. Quando raccontavo loro qualche episodio della mia vita, rimanevano sempre sorpresi e affascinati da questa mia realtà girovaga e in molti mi hanno suggerito: “Ma scrivici un libro!”. Tu sai come per me sia stato un invito, visto che da sempre mi diverto moltissimo a scrivere!

Il come: ho preso appunti nel tempo. Per una ventina d’anni ho avuto il progetto di Home nel cassetto, e di tanto in tanto aggiungevo un pezzetto allo “skeleton”. Poi con la pensione è finalmente arrivato il tempo per riprendere in mano il tutto, completarlo, rivederlo… e qui il lavoro redazionale più accurato di cui giustamente parli. Io ho letto e riletto il testo decine di volte e ogni singola volta aggiungevo, toglievo, correggevo, potavo, sfoltivo… sono andata avanti per mesi.

Il quando. Poi mi telefona mia sorella Antonella e mi dice: “È arrivato il momento di prendere il libro e com’è è, dallo in stampa, perché vorrei organizzarti la presentazione qui in Sardegna e farlo presentare da Luigi, che si troverà qui nell’ultima settimana di giugno”. Luigi, suo figlio, è il mio nipotino famoso nel mondo del basket che, intervistandomi durante la presentazione, si è prestato a farmi anche da cassa di risonanza. Ma per poterlo fare nella data prefissa, dovevo in fretta pubblicare il libro. Sono quindi andata da Zanetti Editore e gli ho consegnato il libro così com’era, senza – appunto – fare un lavoro redazionale come si deve. Zanetti infatti era molto contrariato, ma io (sempre ottimista ad oltranza!) gli ho detto che per la ristampa faremo tutto per bene!

La parte storica: sì, immagino che sarebbe tutto più fluido dando per scontato che i lettori sappiano dove si trovino tutti i luoghi che descrivo, ma non è così. In genere, solo chi ha avuto un nonno o un parente in colonia sa dell’Africa Orientale Italiana. La Rhodesia – anche come Zimbabwe - è ignota ai più. La Liberia mi chiedono dove sia… il Gambia cos’è? L’Arabia Saudita magari è più nota grazie all’oro nero. Uno dei motivi per cui ho voluto inserire le spiegazioni storiche, e anche geografiche, è stato proprio perché il lettore meno informato potesse localizzare meglio i luoghi.
Una cosa di cui sono particolarmente contenta è che in molti mi hanno detto che la serenità con cui ho tutto sommato fatto fronte agli eventi può essere di aiuto a quelli che si vedono crollare il mondo e devono ricominciare da capo. Sì, sono stata una profuga privilegiata, ma ho spesso ricominciato tutto da capo. E se raccontando questo potesse servire di sprone anche ad una sola persona, beh, mi sentirei davvero felice.


HOME
In viaggio con un’africana bianca attraverso più di un secolo di Storia
Autore: Daniela Toti
Editore: © 2016 Danilo ZanettiEditore

di Augusto Orsi

Scrittori e scrittrici ticinesi: I giorni del delfino di Monica Piffaretti


Mamma, cosa posso leggere?

Eva dorme di Francesca Melandri

Home di Daniela Toti

Nostalgia di Ermanno Rea

Persepolis di Marjane Satrapi

Coraline + Coraline, il film e il libro: quando la perfezione nasconde l'indicibile


venerdì 20 gennaio 2017

La Nostalgia di Ermanno Rea, l'ultimo atto di amore per Napoli

Nostalgia, il libro postumo di Ermanno Rea, non si può solo leggere, si deve assaporare. Per me abituata a correre da un posto all’altro fra famiglia, casa, lavoro, è stato difficile all’inizio prendere il ritmo di un libro, che ti prende per mano e ti fa passeggiare attraverso strade, vicoli, chiese e monumenti del Rione Sanità di Napoli, fecendotelo scoprire con gli occhi di Felice Lasco, protagonista del libro. Napoli dai mille volti, mi piace tanto, ha così tanta bellezza da offrire, comunque sempre soverchiante rispetto a tutti i suoi problemi.


L’incipit del libro mi ha fatto ripensare a Cronaca di una morte annunciata di Marquez, anche qui fin dall’inizio sai già che come Santiago, anche Felice morirà ammazzato e per mano di chi non vorrebbe forse farlo, ma è costretto dagli eventi e dal proprio orgoglio. La vicenda narra di Felice Lasco, che ancora adolescente è costretto a lasciare la madre, la Sanità e la sua Napoli perché un furto commesso con il suo amico fraterno Oreste Spasiano, Malommo, con cui ha un rapporto di amore-odio, si è trasformato in omicidio. Lasco scappa cercando di lasciarsi alle spalle il passato, tenta inutilmente di rimuoverlo per oltre 40 anni, con il lavoro, viaggiando tanto e dimenticando persino la propria lingua, ma alla fine sotto forma di madre morente, il passato lo assale di nuovo e lui è costretto a tornare. L’attrazione magnetica per le sue radici gli farà preferire la morte ad una nuova partenza, ad una vita vissuta a metà.

Ermanno Rea
Il cooprotagonista è il Rione Sanità da cui emergono criminalità e sparatorie, ma anche le catacombe, una chiesa mirabile con tesori inestimabili e persone coraggiose e realiste, che incidono positivamente nel tessuto, nonostante siano avvertiti come ribelli dalle istituzioni e antieconomici dal tessuto imprenditoriale ufficiale. Tutti i personaggi sono così veri che per tutto il libro ti chiedi se sono reali ed in effetti per molti di loro è così. Come Don Luigi Rega alter ego del caro amico prete della Sanità, Don Antonio Loffredo. Il prete ribelle, che non obbedisce e non si piega pur di coltivare il bene anche dove sembra ci siano solo ombre. Don Luigi, figlio di imprenditori, al posto del profitto sfrenato mette al centro la fraternità per far giare comunque l’economia, perché con i suoi ideali è comunque un prete concreto, che vive nella realtà di degrado dei suoi parrocchiani e proprio lì crea cooperative, bed & breakfast, giri turistici con guide che si sono formate con il suo sostegno. Bellissimo il lungo brano in cui Don Luigi affronta il tema salvifico del viaggio, del conoscere altre realtà, altre culture, allontanandosi dalla propria, dove poi si può tornare ma con altri occhi. Anche per Lasco il viaggio, il prendere le distanze e conoscere è stato salvifico, rimanere l’avrebbe forse condannato a diventare un criminale come Oreste.
Alla fine lo sai ma ci resti male lo stesso perché Felice è stato ucciso; Oreste e forse la fiducia incondizionata nella Sanità lo hanno tradito, eppure il libro altro non è che un feedback a ritroso dal suo omicidio. Io credo che Oreste non volesse ucciderlo, gli concede tre giorni per scappare e glielo fa capire in tutti i modi, passano i giorni e puoi immaginare il suo rovello, anche se Rea non ne fa cenno perché questo è il libro di Felice. E proprio gli occhi di Felice vanno al di là di quello che c’è in superficie, solo lui vede il buono che c’è nel fondo di Oreste e lui con occhi nuovi guarda e riscopre il buono del suo quartiere fatto di bellezze storiche e persone straordinarie. 

martedì 17 gennaio 2017

Non ti pago di Eduardo De Filippo in scena il 19 e 20 gennaio al Teatro di Locarno

Non ti pago è una delle commedie più brillanti e pirandelliane di Eduardo De Filippo. Un tuffo nel mondo del lotto e dell’aldilà, frequentato dagli esperti della Smorfia, da chi insegue la fortuna e da chi dà e riceve i numeri. Don Ferdinando Quagliulo, che vive tra sogno e realtà e Mario Bertolini, il super fortunato che interpretando i sogni colleziona vincite, sono i mattatori di una vicenda surreale intrisa di comicità e filosofia napoletana. 

Eduardo De Filippo

Andata in scena nel 1940, è stata riproposta dai De Filippo con grande divertimento del pubblico e apprezzamento della critica.

Una commedia assolutamente da vedere, per divertirsi e per vincere al lotto.
In scena al Teatro di Locarno il 19 e 20 gennaio ore 20.30, Compagnia di Teatro di Luca De Filippo

lunedì 16 gennaio 2017

Chaplin’s World: i sogni di Charlot e la vita di Chaplin in un museo

Il Chaplin’s World a Corsier Sur Vevey nel Canton Vaud in Svizzera è proprio come ogni ammiratore di Charlot potesse immaginarlo: un grande museo ludico in bilico tra realtà e mondi sognati: tra le peripezie del Kid (Il monello) e la forza dirompente di denuncia del Grande dittatore, tra la poesia del Circo e la tenerezza struggente di Luci della ribalta.


Questo grande spazio“pour s’amuser” situato sulle alture di Vevey, tra vigne a terrazza con vista sul Lago Lemano, porta anche la firma di Alfred Grévin, genio delle statue di cera e creatore del celebre omonimo museo e la partecipazione della Compagnie des Alpes.
Il Grande dittatore
LE MANOIR DE BAN E LO STUDIO ci fanno scoprire 25 anni di un uomo e di una icona leggendaria del cinema, ai quali si aggiungono 40 anni passati negli Stati Uniti li si ritrovano nel Chaplin’s World. Il Manoir de Ban ci fa scoprire la vita di famiglia di Chaplin, le sue abitudini e i suoi riti: la vita quotidiana, gli incontri, le feste, attraverso una indovinata sceneggiatura, fatta di centinaia di foto della famiglia, degli amici, ma anche dei personaggi celebri che visitarono il Manoir, di video che hanno ripreso Charlie e Oona a passeggio nel parco, nella piscina, nella sala da pranzo e di oggetti che sono ancora là come lo furono al tempo dei Chaplin…
La visita in questo luogo da sogno della settima arte dura almeno 3 ore, ma potrebbe durare molto di più. Basta lasciarsi andare e sognare.

Chaplin's world
INFO: Orari d’apertura: tutti i giorni dalle 10 alle 18
Accesso in auto: autostrada A9, uscita Vevey.
In treno e bus: stazione CFF di Vevey. Trasporto pubblico linea 212. Fermata “Chaplin”


contact@chaplinsworld.com

venerdì 13 gennaio 2017

una gita a… è impossibile resistere al fascino secolare di Ravenna (Italia)

Durante le vacanze natalizie sono tornata a Ravenna, città italiana che in passato frequentavo abitualmente, ma che mi riserva ogni volta stupore per le sue bellezze, ancora forse poco conosciute soprattutto fuori Italia.
È molto facile girare per il centro storico, già da molti anni è pedonalizzato, conquista che solo poche città italiane hanno raggiunto, e si può anche percorrere facilmente in bicicletta grazie alle molte piste ciclabili.
Il mosaico bizantino è l’attrazione più grande e bisogna senz’altro dotarsi di una guida scritta o meglio di una persona esperta (Ravennaturismo), che possa spiegarne la simbologia, i materiali, la struttura per capire la portata immensa di queste opere frutto di una pazienza e di una maestria fuori dal comune.

Chiesa di San Vitale, particolare di Teodora e la sua corte - foto di Edisonblus
Di prassi il tour inizia dalla stupefacente Chiesa di San Vitale dove vi accolgono gli allora padroni di casa, gli imperatori bizantini Teodora e Giustiniano, accanto a cui si può visitare il più piccolo ed intimo Mausoleo di Galla Placidia, con il suo cielo di stelle dorate e le finestre di alabastro, da cui penetra una luce particolare.


Mausoleo di Galla Placidia, particolare cervi alla fonte- foto di Sailko
Ancora in città da vedere la Chiesa di Sant’Apollinare Nuovo, dove una lunga teoria di Santi e Vergini ci accompagna all'altare e la bella Cappella all’interno del Museo arcivescovile. Due battisteri coronano il giro musivo: Il Battistero Neoniano accanto al Duomo e quello degli Ariani, che però è più difficile trovare aperto alle visite, forse è possibile prenotando una visita guidata.

Sant'Apollinare nuovo
Bei mosaici anche nella pavimentazione della villa romana sempre in centro storico, la Domus dai tappeti di Pietra, ritrovata per caso nel 1993 durante i lavori per creare delle autorimesse.

Domus dai tappeti di Pietra - foto di Incola
Il giro può concludersi nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe, che sta però un po’ al di fuori della città, per cui bisogna prendere un mezzo pubblico o andare in macchina. Ed eventualmente da qui prendere l’occasione per dare un’occhiata anche al recentemente restaurato Porto di Classe, sito archeologico della zona di lavoro del porto romano di Ravenna, dove era tenuta la Flotta romana pronta per le spedizioni.

Sant'Apollinare in classe
Se si ha ancora tempo, in città si possono visitare anche due tombe prestigiose: Il Mausoleo di Teodorico e la Tomba di Dante Alighieri, morto esule proprio a Ravenna.
Ravenna è una città sempre piena di vita e di attività culturali, che si possono abbinare alla visita della città se si permane per qualche giorno. Diversi i festival importanti come il Ravenna Festival (maggio-luglio) dedicato all’opera e alla musica classica e in settembre il Festival di danza urbana Ammutinamenti. Anche le stagioni teatrali sono particolarmente interessanti con gli appuntamenti del Teatro Alighieri e del Teatro Rasi. Al MAR inoltre, il Museo d’arte moderna sono spesso programmate mostre di alto livello.
D’estate poi si può unire la vita da spiaggia a Marina di Ravenna o negli altri Lidi alle visite culturali, spesso i mosaici sono aperti anche la sera. Nei bagni di Marina di Ravenna poi si trovano attività davvero per tutti i gusti: da incontri letterari anche con scrittori famosi, a happy hour con birra e salsiccia.

Infine per fermarsi a mangiare in città in luoghi alla portata di tutte le tasche ho provato di persona con soddisfazione la Pizzeria e Ristorante il Passatore oppure per gustare la classica piadina romagnola senz’altro vale la pena andare alla Ca’de Ven.

Piazza del Popolo a Ravenna

di Cristina Radi

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mercoledì 4 gennaio 2017

L'Iran attraverso gli occhi di Marjane Satrapi, Persepolis il film e il libro

“Resta sempre integra e coerente con te stessa” queste sono le parole della nonna di Marjane Satrapi e con cui lei si confronta nei momenti difficili.
Marjane Satrapi è l’autrice di Persepolis, stupefacente film d'animazione del 2007, candidato all'Oscar, basato sull'omonima graphic novel autobiografica, che ha fatto conoscere l’autrice iraniana in tutto il mondo. Io e mio nipote Gioele di 15 anni abbiamo visto il film durante le feste natalizie. 


Avevo parlato a Gioele del fumetto della Satrapi e anche che io e Cristina Radi come Pepita Promoters, avevamo curato l’ufficio stampa di una delle prime mostre, che l’artista ha fatto in Italia. La mostra, curata dall’associazione Mirada di Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini, si intitolava “Il Velo di Maya. Marjane Satrapi o dell’ironia dell’Iran” (Ravenna ottobre-novembre 2003), lo so con certezza perché in ufficio abbiamo ancora il bellissimo manifesto della mostra disegnato da Costantini. 


In occasione della mostra ho conosciuto Marjane, un incontro che non ho mai dimenticato. L’artista è del 1969, un anno in meno di me, leggendo la sua storia, disegnata da lei con tratti infantili, ma perfetti, rigorosamente in bianco e nero e intrecciata in modo indissolubile con una forte ironia e autoironia anche nei momenti più drammatici, mi sono rispecchiata spesso in lei e ritrovata nei suoi ricordi (i suoi cantanti preferiti erano quelli che ascoltavo io…), però ecco che ad un certo punto la sua storia si separa dalla mia…e Marjane ci racconta come suo nonno e suo zio furono imprigionati per anni dalla dittatura dello scià e lo zio poi ucciso durante la repubblica islamica, che portò al potere Komeini e costrinse le donne a coprirsi la testa e tutto il corpo…(divertente la scena in cui Marjane già ragazzina corre dietro l’autobus della scuola per cercare di prenderlo al volo e viene fermata dai “fratelli” che le vietano di correre, perché muovendosi mostra il sedere e lei che gli urla di non guardarglielo). 


La storia, inizia, infatti, poco prima della Rivoluzione iraniana (1979), mostrando attraverso gli occhi di Marjane, che inizialmente ha nove anni, come le speranze di cambiamento della gente furono infrante lentamente quando presero il potere i fondamentalisti islamici, riducendo ulteriormente le libertà della popolazione e imprigionando migliaia di persone. La storia si conclude (1994) con Marjane, ormai ventiduenne, che va a vivere a Parigi dove comincerà a disegnare…
Le vicende narrate in Persepolis sono molto drammatiche, un popolo che perde la libertà e l’identità, un paese che manda a morire i suoi ragazzi in battaglia facendogli credere di essere dei martiri e regalando loro una chiave di plastica con cui apriranno le porte del paradiso… I missili distruggono il palazzo vicino, l’amico caro d’infanzia dopo la guerra è su una sedia a rotelle senza un braccio e una gamba…tanti tanti tanti morti e per cosa? Nonostante tutto Marjane indossa le scarpe da ginnastica alla moda e il giubbotto di jeans: la sua voglia di normalità, di essere solo una ragazzina è più forte della tragedia che la circonda.

Mio nipote Gioele è rimasto affascinato dal film e mi ha detto che gli piacerebbe leggere il fumetto… e so per certo che non potrà che essere una lettura emozionante, coinvolgente e anche divertente (Persepolis Nuova edizione integrale Rizzoli Lizard).

domenica 1 gennaio 2017

Al cinema Miss Peregrin di Tim Burton, maestro del genere gotico

Tim Burton è l’immaginifico regista di Miss Peregrine – La Casa dei ragazzi speciali- titolo stralungo -per un film fantasticamente gotico. Stranezze, sorprese e personaggi unici che attraggono e avvincono lo spettatore dal primo all’ultimo fotogramma.

In inglese l’aggettivo che si sposava bene con Children era Peculiar. In Italiano è diventato Speciali e manca di forza. Iniziato dai racconti del nonno, un dolce visionario il timido adolescente Jake, attraversando tempi e mondi paralleli si ritrova in luogo magico noto come Miss’Peregrine’s Home for Pecular Children. Qua tra avventure stravolgenti a cascata fa la conoscenza con 10 “children” dotati di poteri paranormali, che ne fanno di cotte e di crude per difendersi da Barron, il dark scienziato pazzoide alla ricerca dell’immortalità. 
Da non mancare per i cultori del gotico, dello strano e del paradossale.