martedì 31 gennaio 2017

Artcity a Bologna, il fringe di Arte Fiera

In concomitanza con Arte Fiera di Bologna (27-30 gennaio 2017) si svolge da qualche anno Art City ovvero l’arte si sposta in città e per un week end è tutto un’inaugurazione, una performance artistica e tante tante tante… mostre. Come tutti gli anni io e le mie amiche, armate di cartina (creata appositamente la ART CITY MAP) ci avventuriamo alla scoperta delle mostreoff. Ci troviamo nel pomeriggio verso le 17, prepariamo il piano d’attacco e poi via e testa bassa alla ricerca dei luoghi d’arte temporary.

 Mostra Sequela - Opera di Julia Krahn
ex Chiesa di San Mattia
 Quest’anno ci sono piaciuti soprattutto i luoghi prescelti, che da location si sono trasformati in veri percorsi artistici. Come nel caso dell'ex negozio Gavina (in pieno centro in via Altabella) progettato da Carlo Scarpa valorizzato grazie ad un intervento site-specific ideato e realizzato dal duo di giovani artiste Calori & Maillard. Lo spazio dell'ex negozio Gavina, uno dei pochi esempi di architettura di Scarpa sul territorio bolognese, è denso di una narrazione che intreccia l'architettura moderna, la recente storia italiana e la memoria collettiva della città di Bologna. È stato infatti progettato dall'architetto Carlo Scarpa tra il 1961 e il 1963, su commissione di Dino Gavina, come show room delle sue creazioni, per poi successivamente divenire sede di un negozio di giocattoli artigianali. All’interno del negozio una sorprendente scoperta, una vasca con tanto di monetine sul fondo coperta per anni dalla libreria del negozio.

vasca presente all'interno dell'ex negozio Gavina
Proseguiamo a passo veloce e ci dirigiamo all’ex atelier Corradi in via Rizzoli 7, dove dal balcone si possono quasi toccare le due torri. Lo storico atelier è rimasto come negli anni ‘50, nulla è stato cambiato dalle poltroncine ai camerini spogliatoio al lungo tavolo con cassetti, dove si tagliavano le stoffe per creare i modelli più esclusivi per le signore di Bologna. La mostra all’interno ha per titolo L’ instabilità degli oggetti una collettiva che dialoga, attraverso quadri-tappezzeria e fotografie in bianco e nero, perfettamente con lo spazio d’antan.
Intanto sono arrivate le 19 e Bologna si anima sempre più di persone curiose che passeggiano per le vie con la cartina di Art City in mano…
Noi ci dirigiamo verso l’ex Chiesa di San Mattia (in via s. Isaia), una chiesa barocca ancora stupendamente affrescata e che ospita fino al 12 febbraio Sequela, la mostra di arte contemporanea che mi ha veramente emozionato anche grazie al giovane curatore Leonardo Regano, che ci ha seguito passo passo mentre visitavamo la mostra e ce l’ha illustrata con molta passione. Sequela è un progetto che nasce come riflessione laica sul senso del sacro nella vita contemporanea e su come il rapporto con la spiritualità venga oggi vissuto e raccontato dalle arti visive. Il titolo scelto, di derivazione evangelica, è proposto in riferimento al testo di Bonhöffer (1937), riprendendo dal pensiero del teologo tedesco la necessità di un approccio alla religione meno dogmatico e più aderente alla rivelazione biblica. Tre generazioni d’artisti ci raccontano il loro approccio alla spiritualità, in un viaggio verso il proprio personale sacro. Protagonisti di Sequela sono: Elizabeth Aro, Davide Benati, Mariella Bettineschi, Letizia Cariello, Maria Cristina Carlini, Daniela Comani, Giulia Dall’Olio, Francesco Diluca, Domenico Grenci, Gencay Kasapçi, Julia Krahn, Maria Lai, Maurizio Osti, Elisabeth Scherffig, Fausta Squatriti, Bill Viola.

installazione di Julia Krahn
D’impatto ed emozione le opere esposte, come la notte stellata ricamata dalla grande Maria Lai, che al posto della cometa mette una spiga di grano e come i video di grande effetto visivo di un’artista di fama mondiale come Bill Viola. Ma è l’opera della tedesca Julia Krahn a colpirmi. L’artista ha coperto le finestre enormi della chiesa con le coperte, color oro, che si usano per proteggersi dall’ipotermia e che vediamo quotidianamente in televisione e sulle foto nei giornali, perché sono quelle che si usano per avvolgere i migranti, uomini, donne e bambini, appena sbarcati dalla barca o gommone per proteggerli dal freddo. L’effetto è straniante l’oro delle coperte luccica alla luce fioca, con cui è illuminata la chiesa. Da lontano sembra un bellissimo gioco di luce poi ti avvicini e sotto le finestre coperte dai teli vedi, in una cornice ovale, una piccola immagine, è una donna, è una mamma, è una madonna con in braccio solo il telo color oro ma dentro il bambino non c’è. Disseminate qua e là delle piccole barchette realizzate dall’artista sempre con il materiale delle coperte. Il tutto accompagnato da una ninna nanna molto malinconica del 1300 in tedesco in cui si racconta che il papà è in guerra, la mamma è in un paese che sta bruciano…e il maggiolino non sa dove volare…

di Rossella Gibellini

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