mercoledì 28 marzo 2018

Le declinazioni del sacro secondo Mario Botta (mostra a Casa Rusca a Locarno fino al 12 agosto)

La mostra Spazio Sacro in corso alla Pinacoteca Casa Rusca di Locarno fino al 12 agosto, illustra attraverso 22 progetti di edifici per lo più realizzati, un percorso di vita e di lavoro in 50 anni di attività dell’architetto svizzero Mario Botta, mettendo l’accento sulla progettazione di chiese, cappelle funerarie, conventi, moschee, sinagoghe.


Nell’esposizione si traccia il concetto di sacro, che ha guidato Botta nel suo lavoro. Ascoltare l’architetto parlare, incanta per la passione e la semplicità della sua esposizione che rende accessibili a tutti, concetti vasti e complessi. Parlando del suo approccio nel lavorare agli edifici di culto, racconta che in fondo è l’architettura stessa a basarsi profondamente sul concetto di sacro, perché è una disciplina a cavallo fra arte e tecnica, che trasforma un fatto di natura in un fatto di cultura, perché con una semplice linea chiusa divide il macrocosmo dal microcosmo, perché include concetti profondi come gravità, luce, limite, soglia.

La Chiesa di Mogno
L’esposizione locarnese si svolge in un percorso cronologico, che va dalla Cappella nel convento dei Frati cappuccini realizzata negli anni ’60 alla Chiesa di San Giovanni Battista a Mogno in Valle Maggia, ricostruita nel 1987 al posto della vecchia chiesa spazzata via da una valanga, fino alla moschea progettata nel 2016 per essere edificata a Yinchuan in Cina.
Per la Chiesa di Mogno, Botta ha raccontato di essere stato contattato dalla comunità locale che ancora sotto choc rivoleva la chiesa esattamente dove era prima, per non lasciare ai figli un territorio più povero di quello che avevano ricevuto. Così facendo in realtà non solo hanno riavuto la loro chiesa, ma hanno reso anche Mogno meta di pellegrinaggio per molti che forse mai si sarebbero recati là, se non ci fosse stata la bella chiesa di Botta da ammirare, diventata vero monumento della Valle Maggia.

Il padiglione in legno nel cortile della Pinacoteca

Racconta ancora Botta che il percorso anche artistico di un architetto è tracciato dalla committenza, che gli chiede di realizzare ciò che alla comunità serve per vivere meglio il proprio territorio. In questo senso l’architetto è più di ogni altro creativo al servizio della comunità, restituendo negli edifici, i suoi pensieri e concetti. Dagli edifici di Botta infatti traspira molto potentemente il senso del divino, l’anelito all’infinito, non a caso pur nella diversità, in molti suoi progetti per il sacro prevale la linea circolare, simbolo in qualche modo del divino, a volte nascosta anche nel cuore dell’edificio stesso come nella Chiesa di San Pietro Apostolo a Sartirana di Merate (LC), e la luce che spesso scende dall’alto su chi si trova all’interno dell’edificio, a volte con un vero e proprio contatto visivo verso il cielo come nel caso di Mogno o della cattedrale della Resurrezione di Evry in Francia o ancora nella Chiesa di San Rocco a Sambuceto (in Abruzzo).

la Chiesa di San Rocco a Sambuceto (provincia di Chieti, Italia)
Nell’esposizione di Casa Rusca ogni edificio è corredato di disegni di progettazione, spesso con modellini in legno e bellissime fotografie degli edifici realizzati per lo più in bianco e nero, che potrebbero essere esposte anche in una mostra di fotografia urbana, nello stile geometrico del fotografo-architetto Gabriele Basilico. Le fotografie sono di Enrico Cano, Marco D'Anna, Marco Mornata, Pino Musi.

Mario Botta

Nel cortile della Pinacoteca la ditta Laube ha realizzato su progetto di Botta, un padiglione a semicerchio interamente in legno, che dà al visitare l'iniziale colpo d’occhio complessivo di tutti i 22 progetti.

Le piante di tutti gli edifici in esposizione
La mostra è assolutamente da visitare anche per chi non è particolarmente interessato all’architettura, perché si presta ad essere ammirata sotto svariati punti di vista: è una riflessione sociologica sul senso del sacro, che sembra perduto nel millennio della secolarizzazione ma che tutti in qualche modo inseguono trovandolo anche nell’effimero, è una mostra di fotografia urbana, e dà il senso della trasformazione del territorio e delle richieste della società, che variano con il variare delle esigenze e delle culture.

Consiglio goloso: di fronte alla Pinacoteca Casa Rusca si trova la storica pasticceria Marnin, che sempre fa creazioni ad hoc in occasione degli eventi più importanti della città. Per la mostra Spazio Sacro sono stati esposti in vetrina i modellini interamente in cioccolata della Chiesa di Mogno e dell’edificio espositivo in legno che si trova all’interno della mostra. Vale la pena fare un salto per ammirare queste dolci creazioni e fermarsi senz’altro a prendere anche un caffè e assaporare le delizie, che sempre Marnin riserva alla sua clientela.

La Chiesa di Mogno, nella realizzazione in cioccolata della pasticceria Marnin

Mario Botta. Spazio Sacro
Pinacoteca Comunale Casa Rusca
Piazza S. Antonio 1
CH-6600 Locarno

fino al 12 agosto 2018

Catalogo: edizioni Casagrande SA Bellinzona

guarda la galleria fotografica della mostra

di Cristina Radi



domenica 18 marzo 2018

Antenati con le radici: gli appuntamenti della primavera (da dom 25 marzo al Parco Ciani di Lugano)

Con la primavera ritornano anche gli appuntamenti di Antenati con le radici, performances artistiche in omaggio agli alberi centenari diffusi nei territori urbani del Ticino; eventi site specific ad entrata gratuita, aperti a tutti e con ogni tempo, ogni volta diversi, che si propongono di aumentare la sensibilità dei cittadini nei confronti del “verde di prossimità”, che silenziosamente ci circonda nel nostro quotidiano e che non notiamo più.

Tutti gli spettacoli sono adatti ad un pubblico di ogni età, ad entrata libera, e si tengono con ogni tempo.

Foto Dona De Carli

Due in particolare saranno gli appuntamenti che debuttano:

Fruscio di foglie e movimenti poetici debutta domenica 25 marzo 2018 presso il Parco Ciani di Lugano (ore 15.30) (in caso di pioggia Ex asilo Ciani) in collaborazione con il Dipartimento Verde urbano della Città di Lugano.

Lo spettacolo ha la regia e drammaturgia di Santuzza Oberholzer e Andrea Valdinocci, in scena le compagnie Teatro dei Fauni e Teatro Zigoia, insieme all’attrice Sarah Lerch, e al musicista e cantante dei Vent Negru Mauro Garbani.

Platani foto Dona De Carli

Il ritmo del verso è accostato alla maestosità dei giganti verdi. La poesia è portata in piazza attraverso il teatro e la musica. Un carro allegorico di personaggi surreali: le muse ispiratrici, l’imbonitore folle, la zingara cartomante e i musicanti mettono in scena il concorso di poesia “Alberi centenari in città”. Il pubblico parteciperà al gioco del concorso, nel ruolo di “giuria popolare”.

Come parte integrante di questo appuntamento, infatti, è stato lanciato nel novembre 2017, il concorso poetico Alberi centenari in città, in collaborazione con ASSI (Associazione Svizzera degli scrittori di lingua italiana), che ha raccolto uno straordinario successo e che vedrà la premiazione del vincitore e dei selezionati proprio durante l’evento del 25 marzo. Interverranno lo scrittore e poeta Alberto Nessi, membro della giuria ufficiale, e il caposezione Verde Pubblico di Lugano Christian Bettosini, che ci parlerà di alcuni alberi centenari del Parco Ciani.

Lo spettacolo è in replica anche
domenica 8 aprile (ore 11.00) al Parco dei Poeti di Ascona segue spuntino offerto, con l’intervento dell’ingegner Pippo Gianoni che ci parlerà del Progetto Parco Nazionale del Locarnese. L’evento è in collaborazione con il Progetto Parco Nazionale del Locarnese.
Domenica 22 aprile al Parco botanico di S. Nazzaro, ore 16.00.

Mestieri e misteri
Sabato 5 maggio ai Grotti di Ponte Brolla (ore 11.00 segue spuntino offerto) va in scena l’evento itinerante Mestieri e misteri, sui lavori legati agli alberi con il racconto di leggende e tradizioni di un passato non troppo lontano. 

Foto Dona De Carli
Lo spettacolo ha la regia e drammaturgia di Santuzza Oberholzer e Andrea Valdinocci, in scena con Teatro dei Fauni, Teatro Zigoia, e il musicista e cantante Lio Morandi.

I mestieri del passato legati agli alberi e i misteri delle leggende locali, i canti popolari che parlano di lavoro, dei viandanti e dei nostri emigranti. La performance conduce lungo un percorso a gruppi, che si rivela un viaggio indietro nel tempo. La drammaturgia trae ispirazione dal corpus di racconti storici e di testimonianze; un percorso-collage in vari ambienti singolari, che si conclude sulla piazza di partenza per una festa finale. Esperti di tematiche del territorio parteciperanno con la loro testimonianza.

Grotti di Ponte Brolla

In replica sabato 26 maggio Lugano, Masseria Cornaredo ore 16.00, in collaborazione con il Dipartimento Verde urbano della Città di Lugano.

Gli appuntamenti del ciclo Antenati con le radici ideato da Santuzza Oberholzer, sono performances artistiche in omaggio agli alberi centenari, diffusi nei territori urbani del Ticino. Eventi site specific, ogni volta diversi, che si propongono di sensibilizzare i cittadini nei confronti del “verde di prossimità”, attraverso l’arte.

Inoltre la fotografa Dona De Carli e il giovane videomaker Reto Gelshorn seguono il progetto in ogni sua tappa, De Carli con un taccuino fotografico stampato in cartoline e Gelshorn con le riprese video, da cui produce brevi testimonianze video di ogni appuntamento.

Fino al 7 aprile è possibile visitare la mostra di Dona De Carli presso la Biblioteca Cantonale di Locarno


Per info: www.teatro-fauni.ch

fauni@teatro-fauni.ch

Tel. 079 331 35 56

di Cristina Radi

domenica 11 marzo 2018

Frida Kahlo dal particolare all’universale

Mentre visitavo la bella mostra di Frida Kahlo, al Mudec di Milano, mi giravano in testa pensieri e associazioni di idee anche lontane fra loro, che vorrei mettere nero su bianco per far chiarezza anche nella mia testa, condividendole con chi legge.

Il pannello all'entrata della mostra del Mudec
Osservando i quadri di Frida, vere rappresentazioni per immagini della sua vita, mi tornavano in mente le varie critiche fatte a Leopardi e al suo pessimismo cosmico, pensiero scaturito secondo alcuni solo grazie al costante dolore fisico che lo ha accompagnato per tutta la vita. Come sappiamo il poeta recanatese rifiutò con forza questa tesi, vero e proprio attacco secondo lui alla lucidità delle sue riflessioni. Per Frida Kahlo invece il suo disfacimento fisico e la sua sofferenza interiore sono gli oggetti fondanti del suo lavoro, senza il maledetto incidente che la vide coinvolta da giovane e che la costrinse lunghi mesi e anni a letto chiusa in pesanti busti, forse non ci sarebbe stata neppure la Frida Kahlo pittrice o almeno nei termini in cui la conosciamo. Sicuramente però quello che trovo leghi i due artisti, è il modo in cui siano riusciti a rappresentare la sofferenza che scaturisce dal profondo di ogni individuo, in qualcosa di più universale che accomuna tutti gli uomini. 

La colonna rotta, 1944
Per questo la pittura di Kahlo ci colpisce tanto, perché nelle sue lacrime, nel suo sangue, nella rappresentazione brutale e senza filtri del suo corpo, troviamo sempre qualcosa di noi e del nostro male interiore. Ci guarda nel profondo e ci fa da specchio, riflettendo la nostra immagine, come lei per dipingere gli autoritratti rifletteva la sua. Condizione umana che emerge ancora di più dai quadri dove è rappresentata la sua balia indios o la madre terra, che abbraccia sì Frida ma le sue fattezze sono totemiche, maschere impersonali e distanti: tutto ha origine dal suo latte che sgorga dal suo seno, e tutto lì finisce. 

La mia balia e io, 1937
Non c’è compassione e comprensione della condizioni umana, solo uno scorrere senza tempo. La natura messicana è un altro elemento fondante dell’arte della pittrice, ma gli oggetti naturali hanno spesso anche una valenza sensuale e al contempo minacciosa, come le foglie taglienti o striate di sangue di certi sfondi di autoritratti o piante bellissime, ma velenose. Natura madre e matrigna anche qui, quindi.

L'amoroso abbraccio dell'universo, la terra (Messico), io, Diego e il signor Xólot
La mostra del Mudec dal titolo “Oltre il mito”, vuole proprio andare al di là della biografia e della personalità di Frida per far emergere l’arte e l’universalità della sua pittura, consacrandola fra i grandi della storia dell’arte contemporanea. Un’esposizione di molte sue opere, alcune molto famose accanto ad altre sconosciute ai più, corredata da lettere dalla bella calligrafia tonda, piene di piccoli disegnini per spiegare meglio un concetto attraverso un’immagine, come se per lei fin da giovanissima la rappresentazione visiva avesse un potere esplicativo maggiore della parola. Numerose poi sono le foto, che la vedono ritratta da sola, con Diego o con amici e parenti, molte sono mere testimonianze, altre invece vere e proprie opere d’arte come le bellissime foto a colori di Nickolas Muray, in cui la ritroviamo messa in scena con i suoi tipici costumi da tehuana e con ghirlande floreali ad adornarle i capelli.

Frida Kahlo in una foto del fotografo americano Nickolas Muray
La mostra è aperta fino al 3 giugno ed è assolutamente consigliata la prenotazione on line dei biglietti, se si vogliono evitare lunghe file in coda.


Consiglio goloso: se come me e la mia compagna di avventure Rossella Gibellini, non avvertite neppure la fame quando vi immergete in qualcosa di interessante e trascorrete 4 ore dentro una mostra, poi alla fine vi accorgete che sono le quattro e mezza e non avete ancora pranzato, allora potete approfittare all’uscita del Mudec di uno street food d’eccezione dal sapore latinoamericano, in tema con la nostra Frida: El Caminante è un bar mobile venezuelano che offre panini dai sapori esotici e davvero gustosi e che soddisfa gusti ed esigenze diverse, dal veggie al pesce, al pollo, alla carne sempre accompagnato da verdure, formaggi e salse particolari.

Cristina Radi da El Caminante - Foto Rossella Gibellini


Frida Kahlo, Oltre il mito
Mudec, via Tortona, 56 Milano
fino al 3 giugno
www.mudec.it

per vedere la galleria fotografica della mostra clicca qui

di Cristina Radi




mercoledì 7 marzo 2018

Vincitore e selezionati - Concorso di poesia Antenati con le radici 2018

Grande successo, oltre le più rosee previsioni, per il concorso di poesia Antenati con le radici 2018, dedicato agli Alberi centenari in città, nato dalla collaborazione della compagnia Teatro dei Fauni di Locarno e dell’Associazione svizzera degli scrittori di lingua italiana (ASSI).

Platani - foto Dona De Carli

Lanciato nel mese di novembre con scadenza in gennaio, al concorso hanno partecipato 176 poesie, provenienti da Svizzera, Italia e Croazia. Tra queste, 52 gli autori/autrici residenti in Svizzera e 122 gli italiani/e, 2 provenienti dalla Croazia. La più giovane autrice partecipante ha 12 anni, la più “esperta” 92. Di poco maggiore il numero delle poetesse 91, rispetto ai poeti uomini in numero di 85.
Il concorso era gratuito, aperto a tutti e si poteva partecipare con poesia unica in lingua italiana di massimo 14 versi, ispirata alla tematica “Alberi centenari in città”.

La giuria ha avuto, perciò, l’arduo compito di esaminare i numerosi testi arrivati alla segreteria del concorso, notando come la tematica piuttosto stringente e l’esiguità del numero dei versi, richiesti dal bando, non sono stati affatto un limite, ma anzi una sfida per i poeti che si sono messi in gioco, utilizzando gli stili e le forme più diversi: dal sonetto, alla filastrocca, dall’haiku, al breve racconto in versi, a volte allegando anche immagini fotografiche per descrivere l’albero della propria infanzia o del proprio percorso abituale.

foto Dona De Carli
Dopo un lungo lavoro, sono stati dunque decretati un vincitore assoluto e 6 poesie selezionate dalla giuria del concorso, formata dal poeta Rodolfo Fasani, rappresentante di ASSI, dalla direttrice artistica del Teatro dei Fauni Santuzza Oberholzer e dal poeta Alberto Nessi.

Poesia vincitrice assoluta del concorso Notte di vento

Notte di vento-
s’ode l’antico, mite,
canto dei platani.

Si tratta di un haiku dell’autore Vincenzo Farina, nato a Napoli nel 1981 e residente in provincia di Napoli. Lo haiku è un componimento poetico, nato in Giappone nel XVII secolo. Composto da tre versi brevi, generalmente viene usato per descrivere la natura e gli accadimenti umani direttamente collegati ad essa.

Questa la motivazione della scelta della giuria:
La poesia riprende lo stile dell'haiku tradizionale nella struttura essenziale, nella semplicità del lessico, nella musicalità. I versi -quinario, settenario, quinario sdrucciolo- sono caratterizzati dalla ripresa delle consonanti "nt" in ciascuno dei versi ("vento", "antico", "canto"); inoltre l'ultima parola del primo verso ("vento") fa consonanza con la prima del terzo verso ("canto"). Si crea così una delicata tramatura fonica, coerente con la scelta dell'aggettivo "mite" riferito a canto. La frequenza della consonante "t" (tre nel primo verso, due nel secondo, due nel terzo) sembra creare una musica notturna di sottofondo.

Al vincitore verrà corrisposto un premio in denaro di CHF 500 offerto dall’ASSI e 100 cartoline d’arte stampate con la sua poesia e l’immagine della fotografa Dona De Carli.

Le 6 poesie selezionate dalla giuria sono:
Albero di Alberto Gianinazzi, residente a Zurigo
Felice di Giovanna Trosi, residente a Bellinzona
La poesia è qui di Floriana Porta, residente in provincia di Torino (Italia)
Lignei labirinti di Raffaello Corti, residente a Bergamo (Italia)
Nel vortice di Paolo Cortesi, residente a Forlì (Italia)
Viale di faggi di Michela Felici residente a Terni (Italia)

Ai selezionati sarà donato un attestato. I testi, vincitore e selezionati, saranno anche stampati, esposti e letti da attori durante la premiazione del concorso che si terrà domenica 25 marzo 2018 (ore 15.30) presso il Parco Ciani di Lugano, nell’ambito del primo appuntamento della primavera 2018 del progetto Antenati con le radici, dedicato proprio al tema della poesia con il titolo Fruscio di foglie e movimenti poetici (in caso di pioggia Ex Asilo Ciani).
Il pubblico presente sarà quindi invitato a votare la propria preferenza nel gioco teatrale, che vedrà gli spettatori chiamati a scegliere il testo preferito fra i selezionati, come una vera e propria giuria popolare.
La data di premiazione si associa non casualmente alla Giornata mondiale della poesia celebrata il 21 marzo.

Antenati con le radici: Fruscio di foglie verrà poi replicato anche domenica 8 aprile (ore 11.00) presso il Parco dei Poeti di Ascona in collaborazione con il Progetto Parco Nazionale del Locarnese e domenica 22 aprile (ore 16.00) presso il Parco Botanico di San Nazzaro.

Il concorso infatti fa parte del progetto più ampio di green culture Antenati con le radici, ideato nel 2015 dal Teatro dei Fauni, che si propone di incrementare la sensibilità dei cittadini nei confronti del “verde di prossimità”, quello che silenziosamente ci circonda nel nostro quotidiano e che non notiamo più. L’obbiettivo è arrivare a potenziare una coscienza e senso di appartenenza eco green, a partire dal proprio territorio urbano e dai monumentali alberi centenari disseminati nelle città.
Due volte l’anno in primavera e autunno, Antenati con le radici propone appuntamenti, che si esprimono con il teatro, la musica, la danza e la divulgazione scientifica nelle aree urbane del Canton Ticino (CH), in rete con le associazioni del territorio. Ogni appuntamento è corredato da una cartolina d’arte con una poesia e un’immagine della fotografa ticinese Dona De Carli.

Tutte le poesie, vincitrice e selezionate, con bio degli autori sul sito.


di Cristina Radi