venerdì 24 novembre 2017

Sulle vie dell’illuminazione, come noi vediamo l'India (LAC Lugano, fino al 21 gennaio 2018)

Il LAC propone già da settembre Focus India, un percorso fra le arti e le discipline, che hanno avuto origine nel continente indiano. Si va dalla musica, alla danza, il cinema, la medicina fino allo yoga e alla cucina. Un percorso da Occidente verso Oriente, alla ricerca delle fascinazioni che da secoli ormai riempie l’immaginario occidentale, sempre alla ricerca di un’esistenza più a contatto con la propria profonda spiritualità.

Edwin Lord Weeks - The Last Voyage Souvenir of the Ganges 1885 ca.

Un tragitto al contrario è invece quello da cui si è partiti per mettere insieme l’esposizione Sulle vie dell’illuminazione, 400 opere, che costituiscono il corpus della mostra aperta nelle sale espositive del LAC fino al 21 gennaio 2018. La lente qui è posta sugli occhi degli occidentali, che guardano per esperienza diretta o per sentito dire questo mondo lontano e sempre misterioso, pieno di contraddizioni insanabili ma conviventi da secoli e anche per questo così difficile da comprendere.


GaneshaMusa - opera in ceramica di Luigi Ontani

La mostra comprende opere di arte visiva, scultura e molta fotografia dal 1808 ad oggi. Il 1808 è l’anno in cui venne pubblicato il libro di Fredrich Schlegel Sulla lingua e la sapienza degli indiani, in cui lo scrittore e filosofo tedesco sosteneva che il sanscrito era la lingua madre delle lingue definite appunto successivamente indo-europee. Un libro che segnò l’inizio di un nuovo corso e non solo nella storia delle lingue.
Nella mostra emergono tutti i simboli e per certi versi gli stereotipi del mondo indiano, tutto ciò che è strano e diverso agli occhi di un occidentale. Troviamo perciò magnifiche viste sul Gange con pire e cortei funebri, vacche sacre, principi riccamente abbigliati e folle di poveri, fachiri ed elefanti, divinità dalla testa animale e dalle molte braccia, danze, e personaggi simbolo di quel mondo come Gandhi e Madre Teresa di Calcutta. 

Church Gate Station - foto di Sebastião Salgado

Alcuni artisti hanno giocato con i topoi indiani, reintepretandoli in modo ironico come Luigi Ontani e il suo elefante, altri invece hanno cercato di restituirne immagini più profondamente legate alla realtà del luogo, come le foto di Sebastião Salgado e di Stefania Beretta. Molte sono le opere fotografiche anche di Occidentali, che già ad inizio novecento praticano posizioni yoga o danzano alla maniera indiana, quest’ultima forse più che altro per moda e nella ricerca di un esotismo un po’ fine a se stesso.




Infine da segnalare senz’altro le numerose cover di dischi ispirati al mondo indiano negli anni ‘60/’70 e diverse le immagini dei Beatles nel loro periodo di fascinazione dell’India.

cover di dischi ispirate all'India


di Cristina Radi

per vedere la galleria fotografica della mostra clicca qui 



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